lunedì 31 gennaio 2011

I COMMENTI DEI LETTORI / 6

GABRIELLA S.

"Bravo, mi è piaciuto tantissimo!
Quando l’ho cominciato a leggere l’ho poi letto tutto d’un fiato!
Aspetto il prossimo!"
 

lunedì 24 gennaio 2011

I MIEI EDITORIALI / 1

“Perché io sì e tu no?”

È passato circa un mese e mezzo dall’uscita del romanzo e sono stati diversi i riscontri che i lettori, soprattutto quelli che mi hanno parlato personalmente, mi hanno evidenziato. La cosa che mi ha dato più soddisfazione è stata sicuramente quella di vedere ed ascoltare persone che hanno commentato temi diversi, a dimostrazione del fatto che “trenta e lode” è un libro trasversale, capace di stuzzicare i pensieri di tanti su molteplici questioni. Sono sincero; questo risultato per me è stato una delle soddisfazioni più grandi.
Chi prova a scrivere e poi ha la fortuna addirittura di pubblicare sa benissimo che i propri pensieri, i propri sogni e le proprie idee saranno messe in discussione da chi poi deciderà di sfogliare e leggere quel testo. Io sapevo quindi quali potevano essere le conseguenze delle mie parole o delle mie riflessioni, ma nonostante questo sono andato avanti, perché credo che la libertà di pensiero sia un valore, anche se la nostra società vive costantemente in trincea, alla ricerca dell’abbattimento del nemico che non la pensa come noi. Il nostro è il paese dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Berlusconiani e degli anti-Berlusconiani, oppure, per riprendere una metafora a me cara, per qualsiasi tema sembriamo tutti degli ultrà allo stadio: la ragione sta sempre dalla nostra parte e l’avversario contrapposto ha per definizione torto e deve essere a tutti i costi demonizzato.
Quando ho deciso di evidenziare alcune situazioni curiose ed ingiuste presenti nel mio mondo lavorativo (l’università), lo stesso che mi ha fatto crescere, che mi ha regalato una stabilità remunerativa e sociale, non lo ho fatto certo per ingratitudine o per un becero moralismo. Ho deciso invece di esprimere alcune considerazioni, giuste o sbagliate che siano, per mettere in discussione un sistema che ha ancora grandi margini di miglioramento.
Io credo infatti che “chi di morale ferisce poi di morale perisce” e io sono il primo infatti ad inserirmi nel lungo elenco dei dipendenti pubblici non privi di macchia, ma questo non vuol dire che non si possano manifestare le proprie idee su un mondo ovattato che ha come difetto più grande quello di NON ESSERE GOVERNATO E CONTROLLATO.
Il pianeta del pubblico impiego si basa su “migliaia di cavilli normativi” e allo stesso tempo di “zero controlli e zero punizioni”, e i suoi elementi, cioè NOI dipendenti, spesso sappiamo solcare con disinvoltura questo mare di contraddizioni, riuscendo ad ottenere il massimo dei benefit rispettando spesso per assurdo le norme dettate dalla legge.

Però c’è una cosa che assolutamente non riesco a sopportare, e forse è stata propria questa la scintilla che ha fatto accendere il fuoco dentro me: il non rispetto del prossimo.
Quanto volte ci capita di stare ordinatamente in fila alle poste, in banca o alla cassa di un centro commerciale e vedere un furbetto (uso questo termine perché non vorrei autocensurarmi) che con una stupida scusa o addirittura in silenzio con naturale indifferenza salta la lunga attesa e si proietta a ridosso dell’inizio della coda. Oppure quante volte ci è capitato un fenomeno (idem come sopra) che seppur entrando dopo di noi ci frega l’unico posto libero nel parcheggio andando contromano e anticipandoci così sul tempo, facendoci rischiare così di perdere il treno o l’autobus… Poi, trovato finalmente un spazio lontano dove parcheggiare, corriamo stravolti senza respirare verso la nostra meta e proprio in quell’instante arriva il genio dell’ultimo minuto, il quale, parcheggiando nello spazio dei disabili a 50 metri dalla ferrovia o dalla fermata, mette bene in vista il pass che utilizza forse per il genitore o il nonno, e si incammina tranquillamente fresco e pettinato verso la sua destinazione.

Potrei continuare con un infinito elenco, ma la domanda che continuamente mi pongo è questa: “perché tu sì e io no?”
Le risposte posso essere tante: “Sono il più c+--++-e!”, “Siamo figli di una cattiva società” oppure “gli uomini sbagliano per natura” altrimenti “Capita a tutti di provarci, capita anche a te! Non ti scandalizzare!”, e perché no “L’occasione fa l’uomo ladro!”. Tutte risposte vere ed insindacabili, ma se vogliamo cambiare la società in cui viviamo dobbiamo partire dalle fondamenta che sono rappresentate dal rispetto verso il prossimo.
In poche parole quello che voglio cercare di spiegare è che in una comunità di persone (la famiglia, un gruppo di amici, un condominio, un quartiere, una città e perché no, un ambiente lavorativo) è fondamentale il rispetto delle regole soprattutto per il rispetto verso gli altri, per riuscire a costruire un ecosistema equilibrato, senza invidie, malumori e ingiustizie. Quindi la domanda che ciascuno di noi dovrebbe porsi non è “perché tu sì e io no?” ma “PERCHE IO Sì E TU NO?”.

Ciascuno di noi, in situazioni e contesti diversi, può avere in mano poterI o strumenti che ci possono favorire individualmente anche senza creare un danno a coloro che vivono all’interno dello nostro stesso gruppo o comunità. Però perché “IO Sì E TU NO?”. Credo che molti dei problemi della nostra società derivino proprio dalla non risposta a questa domanda. Dal capo di un governo all’ultimo dei cittadini, nessuno sa dare risoluzione a questo interrogativo.

Alberto

giovedì 6 gennaio 2011

RECENSIONE CORRIERE ROMAGNA

Riporto qui sotto la recensione pubblicata sul Corriere Romagna del 29 dicembre e a firma del noto giornalista locale Pietro Caruso.